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Concretezza
e il V(u)OTO di febbraio
dal redazionale dei Teatri di Pietra
........ Bel
paradosso quello di dedicarsi al presente coltivando la folle
speranza che sia transitorio, che non si trasformi mai in passato o
storia, quasi non fosse un istante di vita, perchè tempo non amato,
non condiviso e soprattutto non utile ad alcuno o alcunchè . Strana
vita : un passato da superare (e forse obliare), un futuro da
perseguire senza entusiasmo e con diffidenza e nel mezzo un presente
insistente.. che non piace... non gratifica.... ma ci risolve con le
mille battaglie silenziose vinte....“forse fra dieci anni torno a
vivere.. quando tolti i debiti messe a posto le cose..” .Già fra
dieci anni.
Chissà
se il dissesto del territorio aspetti dieci anni o nel frattempo crei
una serie infinita di disastri naturali, chi può dire se le
contradizioni sociali possano aspettare dieci anni, se la malta che
tiene unite le pietre delle dieci, mille Pompei non sarà sgretolata
fra dieci anni, se il malaffare che sembra tarare ogni nostra azione
moltiplicandone il costo non avrà allontanato di altri dieci anni la
scadenza dei personali affanni, se l'idea astratta di “bene comune”
reggerà al deterioramento e all'usura di un tempo fatto di
concretezze rimanendo principio fondante di adesione e partecipazione
per le nuove generazioni, se di fronte ad una comunità annientata
nella sostanza - fra dieci anni avrà motivo di esserci teatro,
musica, arte da sempre definiti “specchio di un paese e della suo
tempo”. Se la tesi fosse vera...
Che
c'entra tutto questo? Molto. >>> segue