PARCO
ARCHEOLOGICO DI SELINUNTE E CAVE DI CUSA
LE FORME DI
TELESIS
3
giugno – 2 luglio 2017
ore 18,30
ideazione
e realizzazione
ESTREUSA
- CAPUA ANTICA FESTIVAL - TEATRI DI PIETRA
PARCO
ARCHEOLOGICO DI SELINUNTE E CAVE DI CUSA
MARINELLA DI SELINUNTE - CASTELVETRANO –
TRAPANI -
03
giugno - ore 18,30 _ Acropoli
IL
CANTO DEL FINITO e DELL'INFINITO
canti
e musiche dal repertorio vocale del Mediterraneo
e i versi del Cantico dei Cantici di Salomone
di
e con Miriam Palma
Gabriele
Giannotta chitarra
e
la partecipazione del Coro del Laboratorio Vocale “Il Corpo della
Voce”
Alessandra
Aglieri, Anna Costantino, Giulia Cosimi, Federica Passante, Germana
Salone, Rita Di Giovanni, Caterina Cusenza, Simona Riolo, Francesca
Leone, Angela Lo Nigro, Daniela Mollica, Alessandra Russo,
Cristina Barcellona Isabella Messina ,Mariangela Intorre, Erina
Pellitteri, Massimo Amante, Camillo Amalfi, Mario Cascio, Elio Cigna
Il Canto del finito
e del l'infinito è il frutto di un lavoro durato un anno svolto con
gli allievi del centro di vocalità canto teatro diretto da Miriam
Palma "Il corpo della voce"
È da un po' di
tempo che avevo voglia di fare una tessitura tra alcuni canti della
tradizione vocale del mediterraneo e i bellissimi versi del cantico
dei cantici di Salomone... quest'anno era quello giusto.
Alzati amica mia,
mia bella vieni, perché il tempo del canto è tornato è cessata la
pioggia...
Questo spettacolo
vuole essere un invito al salto al canto alla danza ad non staccare
il proprio cordone ombelicale con il divino e con la sorgente che ci
irrora. Il cantico dei cantici è il maggior esempio di poesia
ispirata ed è proprio questa ambivalenza tra umano e divino, tra
finito e infinito che ha animato il desiderio di creare un'opera.
Questo concerto
spettacolo vuole essere un omaggio alla grande cantane Giuni Russo
Miriam Palma
17
giugno - ore 18,30 _ Tempio G- Fuso della Vecchia
DONNE
(Variazioni
sul mito)
scritto e diretto Francesco R. Vadalà
con Amani Abdel Hadi, Melissa Carluccio, Gianni Di Giacomo, Claudia Gemelli, Elena Grasso
Francesca Marcaione, Sharon Nicosia, Arianna Rizzo
Nicole Rossitto, Salvatore Sacco, Evelina Saltalamacchia, Paola Scarola
La tragedia γυναικες
(Donne) è una rilettura del mito, ideata, scritta e diretta da
Francesco R. Vadalà, che ricalca la drammaturgia caratterizzata
dagli archetipi del dramma antico, in particolare quello greco.
E’
una narrazione e variazione sul mito delle eroiche donne che hanno
sofferto per via dei loro uomini e la guerra che hanno voluto
dichiarare, ma alla fine, saranno proprio queste donne, grazie alla
loro forza, ad uscirne vincenti.
La tragedia segue
una certa narrazione, i personaggi codificati saranno i protagonisti
di intensi monologhi che si incontreranno sulla scena secondo uno
schema sapiente appositamente ideato dal regista.
23
giugno - ore 18,30 _ Area del Modione/ Selinus
SENZA
MISURE TEATRO
TROIANE,
CANTO DI FEMMINE MIGRANTI
da Euripide e Omero - elaborazione
drammaturgica e regia di Nicola Alberto Orofino
con Egle Doria, Silvio Laviano, Luana Toscano, Alessandra Barbagallo, Lucia Portale, Marta Cirello
scene e costumi di Vincenzo la Mendola
con Egle Doria, Silvio Laviano, Luana Toscano, Alessandra Barbagallo, Lucia Portale, Marta Cirello
scene e costumi di Vincenzo la Mendola
Nelle
TROIANE di Euripide donne vittime di guerra attendono la loro
assegnazione come schiave ai vincitori. Un’attesa carica di ansia e
affanno che si trasforma in dolore concreto e straziante, perché
incapace di trovare conforto, quando l’acheo Taltibio annuncia le
destinazioni delle rifugiate (troppo meschine). Quel dolore di ieri
rivive oggi e sempre. E’ il dolore di chi non ha più niente. E’
il dolore di chi ha perso la dignità. E’ il dolore di chi ha
perso gli affetti. E’ il dolore di chi ha perso la propria terra.
Quella terra che non esiste più, il cui nome è stato rimosso, è
svanito. Troiane, come donne e uomini di oggi, che devono ricostruire
tutto, con quella debole forza di chi è stato cancellato.
il
senso del nostro lavoro
Partendo
dalla drammaturgia classica di Euripide, di Seneca e di Omero e dalle
rivisitazioni in cui si sono cimentati tanti autori del secolo scorso
(Jean-Paul Sartre,Derek Walcott, Alessandro Baricco), cercheremo di
raccontare il fenomeno dell’emigrazione che tanto è stato, e
continua ad essere, di attualità in questo primo ventennio degli
anni 2000. Un fenomeno che spesso chiama alla protesta le pance, i
rancori, gli istinti più bassi dei popoli, ma che solo
eccezionalmente induce ad una
riflessione
pacata, seria e colta. In quanto artisti che hanno il dovere di
leggere e interpretare con una visione alta, sincera e autonoma il
mondo in cui viviamo, noi intendiamo dare attraverso CANTO DI FEMMINE
MIGRANTI, il nostro contributo, sulla base delle riflessioni che ho
sopra enunciato. Un contributo ch e non intende in alcun modo fornire
risposte o soluzioni, (non credo sia nostro compito sostituirci alle
incombenze della politica), ma accendere la miccia della
consapevolezza, della critica, del ragionamento attorno un tema che
ci tocca tutti nella nostra dignità di esseri umani. Perché parlare
di emigrazione significa non solo discutere di accoglienza, ma
interrogarsi su qual è il senso del nostro stare in questo mondo,
provare a raccontare quali sono i meccanismi della convivenza e delle
relazioni, quali i valori che sottostanno alla base dei rapporti fra
gli uomini. L’arte del teatro mi sembra la più legittimata a
riflettere su tutto ciò, perché è arte della contemporaneità fra
chi produce relazioni e chi usufruisce di quel rapporto. Il lavoro
che proponiamo si inserisce nel solco dell’attività che io assieme
ad attori che da sempre sono attenti
alle
sfide che la società di oggi ci impone, come Egle Doria, e Silvio
Laviano, abbiamo svolto negli ultimi anni: ri-leggere i classici al
fine di re-interpretarne il carico di possibilità tematiche e
valoriali che sono in grado di sprigionare. Tutti gli artisti che
saranno coinvolti all’interno del progetto CANTO DI FEMMINE
MIGRANTI, provengono dal nostro territorio, non tanto per spirito
campanilistico, ma perché solo la diretta esperienza di chi vive
tutti i giorni nella terra-teatro della
tragedia
degli sbarchi, può contribuire alla storia che si vuole raccontare
con l’indispensabile autenticità e concretezza necessaria. A tal
proposito non intendiamo lasciare niente al caso, adopereremo tutti
gli strumenti che riterremo utili alla nostra narrazione: dalle
interviste operate sul campo agli operatori e alle vittime delle
emigrazioni di oggi, a tutte le discipline artistiche che riterremo
necessarie (canto, danza, teatro-danza, cunto), ad una approfondita
ricerca musicale dei territori di provenienza degli immigrati di
oggi.
Lo
spettacolo che si propone, attraverso una storia “antica” che è
patrimonio della cultura universale, intende provare a parlare agli
uomini e alle donne di oggi e del nostro territorio, porta
meridionale di quel faticoso progetto politico che si chiama Europa,
territorio di scambi e ponti, di scontri e divisioni, ma anche di
integrazione fra culture spesso in antitesi. Un intento ambizioso il
nostro, ma che riteniamo essere un urgente contributo nell’ottica
della ricostruzione di nuove fondamenta civiche.
02
luglio - ore 18,30 _ Baglio Florio
GESTA
DELL’ORLANDO FURIOSO NARRATE DA BRUNELLO!
Scritto da Salvo Piparo
regia Luigi Maria Burruano -
musiche Marco Betta
con Salvo Piparo , Costanza Licata, Irene Maria Salerno,
Francesco Cusumano
Pupi alti e finemente decorati si muovono sulla
scena, accompagnati dal ritmo incalzante delle percussioni, da un
pianoforte dolce e dal personalissimo cunto, narrato d’un fiato,
tratto da un canovaccio di Salvo Piparo, Pupiata di Zucchero.
Quello che va in scena è un racconto epico di
gesta moderne, un poema che mescola presagi ingannevoli e pura
follia: uno spettacolo scritto e interpretato da Salvo Piparo con la
regia di Luigi Maria Burruano, finissimo puparo e le musiche del
Maestro Marco Betta.
Salvo Piparo è accompagnato dal mezzo soprano
Costanza Licata, nel ruolo di Angelica, dall’elegante pianoforte
di Irene Maria Salerno che guida gli spettatori da un quadro
all’altro tenendoli per mano e dal ritmo delle percussioni di
Francesco Cusumano.
Un viaggio sul carro di Tespi, un ritmo
incalzante, una visione paradossale del mondo sporco d'inchiostro. Un
teatro vagabondo che ricopre di stoffe colorate le piazze, le case
scoperchiate, i crateri dei vulcani. Guitti che non guardano in
faccia a nessuno, clowns pazzi e ribelli dell’immaginazione, che in
scena svelano, come fedeli discepoli, il segreto di Shakespeare,
forse di origini siciliane e quindi “Scuparutta”, forse inglese
come vorrebbe la Regina, quel che è certo, è che molte cose
coincidono con la teoria che vede il giovane William: siciliano!
Troppi i misteri, controverse le ragioni, arzigogolate le teorie che
vengono messe in scena dalla Compagnia intenta a dimostrare che colui
che divenne William Shakespeare, partì proprio dalla Città del
faro: Messina per poi confondersi tra i fasti della romantica
Inghilterra. Storie narrate con le antiche tecniche del cantastorie e
dei cuntastorie, antiche sonorità della tradizione popolare, per una
versione tragi‐comica e allo stesso tempo fedele alle fonti
inquisite, a dimostrazione, infine, che il geniale poeta Shakespeare
che fu Crollalanza (cognome della madre che tradotto diventa
Shakespeare) sarebbe comunque diventato un mito della poesia dei
sentimenti, un baluardo delle emozioni, uno zelante custode della
magia della parola, ora tagliente come una lama ora dolce come una
piuma.