martedì 30 maggio 2017

Le Forme di Telesis // Gli spettacoli




PARCO ARCHEOLOGICO DI SELINUNTE E CAVE DI CUSA
LE FORME DI TELESIS
3 giugno – 2 luglio 2017
ore 18,30
ideazione e realizzazione
ESTREUSA - CAPUA ANTICA FESTIVAL - TEATRI DI PIETRA




PARCO ARCHEOLOGICO DI SELINUNTE E CAVE DI CUSA
MARINELLA DI SELINUNTE - CASTELVETRANO – TRAPANI -


03 giugno - ore 18,30 _ Acropoli


IL CANTO DEL FINITO e DELL'INFINITO
 
canti e musiche dal repertorio vocale del Mediterraneo

e i versi del Cantico dei Cantici di Salomone


di e con Miriam Palma 
 
Gabriele Giannotta chitarra


e la partecipazione del Coro del Laboratorio Vocale “Il Corpo della Voce”

Alessandra Aglieri, Anna Costantino, Giulia Cosimi, Federica Passante, Germana Salone, Rita Di Giovanni, Caterina Cusenza, Simona Riolo, Francesca Leone, Angela Lo Nigro, Daniela Mollica, Alessandra Russo, Cristina Barcellona Isabella Messina ,Mariangela Intorre, Erina Pellitteri, Massimo Amante, Camillo Amalfi, Mario Cascio, Elio Cigna

Il Canto del finito e del l'infinito è il frutto di un lavoro durato un anno svolto con gli allievi del centro di vocalità canto teatro diretto da Miriam Palma "Il corpo della voce"
È da un po' di tempo che avevo voglia di fare una tessitura tra alcuni canti della tradizione vocale del mediterraneo e i bellissimi versi del cantico dei cantici di Salomone... quest'anno era quello giusto.
Alzati amica mia, mia bella vieni, perché il tempo del canto è tornato è cessata la pioggia...
Questo spettacolo vuole essere un invito al salto al canto alla danza ad non staccare il proprio cordone ombelicale con il divino e con la sorgente che ci irrora. Il cantico dei cantici è il maggior esempio di poesia ispirata ed è proprio questa ambivalenza tra umano e divino, tra finito e infinito che ha animato il desiderio di creare un'opera.
Questo concerto spettacolo vuole essere un omaggio alla grande cantane Giuni Russo

Miriam Palma






17 giugno - ore 18,30 _ Tempio G- Fuso della Vecchia


DONNE (Variazioni sul mito)

scritto e diretto Francesco R. Vadalà
con Amani Abdel Hadi, Melissa Carluccio, Gianni Di Giacomo, Claudia Gemelli, Elena Grasso
Francesca Marcaione, Sharon Nicosia, Arianna Rizzo
Nicole Rossitto, Salvatore Sacco, Evelina Saltalamacchia, Paola Scarola

La tragedia γυναικες (Donne) è una rilettura del mito, ideata, scritta e diretta da Francesco R. Vadalà, che ricalca la drammaturgia caratterizzata dagli archetipi del dramma antico, in particolare quello greco.
E’ una narrazione e variazione sul mito delle eroiche donne che hanno sofferto per via dei loro uomini e la guerra che hanno voluto dichiarare, ma alla fine, saranno proprio queste donne, grazie alla loro forza, ad uscirne vincenti.
La tragedia segue una certa narrazione, i personaggi codificati saranno i protagonisti di intensi monologhi che si incontreranno sulla scena secondo uno schema sapiente appositamente ideato dal regista.





23 giugno - ore 18,30 _ Area del Modione/ Selinus




SENZA MISURE TEATRO
TROIANE, CANTO DI FEMMINE MIGRANTI
da Euripide e Omero - elaborazione drammaturgica e regia di Nicola Alberto Orofino
con Egle Doria, Silvio Laviano, Luana Toscano, Alessandra Barbagallo, Lucia Portale, Marta Cirello
scene e costumi di Vincenzo la Mendola

Nelle TROIANE di Euripide donne vittime di guerra attendono la loro assegnazione come schiave ai vincitori. Un’attesa carica di ansia e affanno che si trasforma in dolore concreto e straziante, perché incapace di trovare conforto, quando l’acheo Taltibio annuncia le destinazioni delle rifugiate (troppo meschine). Quel dolore di ieri rivive oggi e sempre. E’ il dolore di chi non ha più niente. E’ il dolore di chi ha perso la dignità. E’ il dolore di chi ha perso gli affetti. E’ il dolore di chi ha perso la propria terra. Quella terra che non esiste più, il cui nome è stato rimosso, è svanito. Troiane, come donne e uomini di oggi, che devono ricostruire tutto, con quella debole forza di chi è stato cancellato.

il senso del nostro lavoro
Partendo dalla drammaturgia classica di Euripide, di Seneca e di Omero e dalle rivisitazioni in cui si sono cimentati tanti autori del secolo scorso (Jean-Paul Sartre,Derek Walcott, Alessandro Baricco), cercheremo di raccontare il fenomeno dell’emigrazione che tanto è stato, e continua ad essere, di attualità in questo primo ventennio degli anni 2000. Un fenomeno che spesso chiama alla protesta le pance, i rancori, gli istinti più bassi dei popoli, ma che solo eccezionalmente induce ad una
riflessione pacata, seria e colta. In quanto artisti che hanno il dovere di leggere e interpretare con una visione alta, sincera e autonoma il mondo in cui viviamo, noi intendiamo dare attraverso CANTO DI FEMMINE MIGRANTI, il nostro contributo, sulla base delle riflessioni che ho sopra enunciato. Un contributo ch e non intende in alcun modo fornire risposte o soluzioni, (non credo sia nostro compito sostituirci alle incombenze della politica), ma accendere la miccia della consapevolezza, della critica, del ragionamento attorno un tema che ci tocca tutti nella nostra dignità di esseri umani. Perché parlare di emigrazione significa non solo discutere di accoglienza, ma interrogarsi su qual è il senso del nostro stare in questo mondo, provare a raccontare quali sono i meccanismi della convivenza e delle relazioni, quali i valori che sottostanno alla base dei rapporti fra gli uomini. L’arte del teatro mi sembra la più legittimata a riflettere su tutto ciò, perché è arte della contemporaneità fra chi produce relazioni e chi usufruisce di quel rapporto. Il lavoro che proponiamo si inserisce nel solco dell’attività che io assieme ad attori che da sempre sono attenti
alle sfide che la società di oggi ci impone, come Egle Doria, e Silvio Laviano, abbiamo svolto negli ultimi anni: ri-leggere i classici al fine di re-interpretarne il carico di possibilità tematiche e valoriali che sono in grado di sprigionare. Tutti gli artisti che saranno coinvolti all’interno del progetto CANTO DI FEMMINE MIGRANTI, provengono dal nostro territorio, non tanto per spirito campanilistico, ma perché solo la diretta esperienza di chi vive tutti i giorni nella terra-teatro della
tragedia degli sbarchi, può contribuire alla storia che si vuole raccontare con l’indispensabile autenticità e concretezza necessaria. A tal proposito non intendiamo lasciare niente al caso, adopereremo tutti gli strumenti che riterremo utili alla nostra narrazione: dalle interviste operate sul campo agli operatori e alle vittime delle emigrazioni di oggi, a tutte le discipline artistiche che riterremo necessarie (canto, danza, teatro-danza, cunto), ad una approfondita ricerca musicale dei territori di provenienza degli immigrati di oggi.
Lo spettacolo che si propone, attraverso una storia “antica” che è patrimonio della cultura universale, intende provare a parlare agli uomini e alle donne di oggi e del nostro territorio, porta meridionale di quel faticoso progetto politico che si chiama Europa, territorio di scambi e ponti, di scontri e divisioni, ma anche di integrazione fra culture spesso in antitesi. Un intento ambizioso il nostro, ma che riteniamo essere un urgente contributo nell’ottica della ricostruzione di nuove fondamenta civiche.




02 luglio - ore 18,30 _ Baglio Florio





GESTA DELL’ORLANDO FURIOSO NARRATE DA BRUNELLO!
Scritto da Salvo Piparo
regia Luigi Maria Burruano - musiche Marco Betta
con Salvo Piparo , Costanza Licata, Irene Maria Salerno, Francesco Cusumano

Pupi alti e finemente decorati si muovono sulla scena, accompagnati dal ritmo incalzante delle percussioni, da un pianoforte dolce e dal personalissimo cunto, narrato d’un fiato, tratto da un  canovaccio di Salvo Piparo, Pupiata di Zucchero.
Quello che va in scena è un racconto epico di gesta moderne, un poema che mescola presagi ingannevoli e pura follia: uno spettacolo scritto e interpretato da Salvo Piparo con la regia di Luigi Maria Burruano, finissimo puparo e le musiche del Maestro Marco Betta.
Salvo Piparo è accompagnato dal mezzo soprano Costanza Licata, nel ruolo di Angelica, dall’elegante pianoforte di Irene Maria Salerno che guida gli spettatori da un quadro all’altro tenendoli per mano e dal ritmo delle percussioni di Francesco Cusumano.
Un viaggio sul carro di Tespi, un ritmo incalzante, una visione paradossale del mondo sporco d'inchiostro. Un teatro vagabondo che ricopre di stoffe colorate le piazze, le case scoperchiate, i crateri dei vulcani. Guitti che non guardano in faccia a nessuno, clowns pazzi e ribelli dell’immaginazione, che in scena svelano, come fedeli discepoli, il segreto di Shakespeare, forse di origini siciliane e quindi “Scuparutta”, forse inglese come vorrebbe la Regina, quel che è certo, è che molte cose coincidono con la teoria che vede il giovane William: siciliano! Troppi i misteri, controverse le ragioni, arzigogolate le teorie che vengono messe in scena dalla Compagnia intenta a dimostrare che colui che divenne William Shakespeare, partì proprio dalla Città del faro: Messina per poi confondersi tra i fasti della romantica Inghilterra. Storie narrate con le antiche tecniche del cantastorie e dei cuntastorie, antiche sonorità della tradizione popolare, per una versione tragi‐comica e allo stesso tempo fedele alle fonti inquisite, a dimostrazione, infine, che il geniale poeta Shakespeare che fu Crollalanza (cognome della madre che tradotto diventa Shakespeare) sarebbe comunque diventato un mito della poesia dei sentimenti, un baluardo delle emozioni, uno zelante custode della magia della parola, ora tagliente come una lama ora dolce come una piuma.