sabato 3 settembre 2011

Morgantina tra vestigia, disinformazione e "chiacchera"

Luci e ombre della stagione teatrale di Morgantina?
....ma anche tanta disinformazione e luoghi comuni .

Fintanto lo scambio di idee e di opinioni si realizza in un ambito ristretto quale quello di un bar, di un incontro piuttosto che di un salotto si può ritenere plausibile ogni tesi e presa di posizione su qualsiasi ambito: politica, arte, cultura ma anche cronaca, sentito dire, fatti piccoli e grandi …... gli argomenti scorrono, i pareri anche, i contenuti si fanno funzionali al desiderio di discorrere e intrattenersi da parte dei presenti. In queste occasioni non necessita ( anche se sarebbe un buon punto di partenza ) avere certezza degli argomenti trattati o proposti perchè lo spirito migliore - in questi casi - è quello del confronto nell'incontro.
Altra cosa è valersi di uno strumento come una testata giornalistica per legittimare alcune considerazioni. In questo caso necessita ed è d'obbligo la conoscenza dei fatti, degli argomenti esposti altrimenti si incorre nella riduzione a “chiacchera” delle questioni trattate anche se importanti come quelli di politica culturale e sviluppo dei territori che nel caso dell'articolo “Si è chiuso, su Morgantina, unsipario che ha svelato tutta la disorganizzazione. ….........” vengono dispersi in una montagna di inesattezze e illazioni che vanno oltre la disinformazione e fanno presupporre dell'altro.
Quanto rilevato dall'articolo è in parte evidente ed evidenziato: poca organizzazione, rischio di spreco di denari pubblici ed europei ( per chi ne beneficia), assenza di coordinamento e programmazione da parte dei soggetti interessati – pubblici o privati, … ma dal rilevare un fatto ad attribuirne le responsabilità c'è di mezzo tanta storia recente e il non riferirla non sa di disinformazione …... Si comprendere l'amarezza di chi vive un territorio che ha visto recentemente disattese le aspettative di “ rinascita” , annunciate e propagandate in occasione della Venere di Morgantina, ma accettare che si “abusi” del teatro o meglio di sette recite di teatro per parlare di disorganizzazione quando tutti i riferimenti istituzionali a livello locale sono delegittimati e l'intero apparato gestionale, organizzativo e promozionale del territorio (quello della Venere e non solo) è collassato, ricorda la parabola della pagliuzza e della trave nell'occhio.

Tanti argomenti trattati meriterebbero maggiore attenzione e soprattutto cognizione. Di seguito qualche approfondimento per non incorrere nella vaquità dell'articolo sopra richiamato.
I tre soggetti citati dall'articolo ( Circuito del Mito, Circuito Epicarmo, Teatri di Pietra) sono realtà totalmente diverse per risorse, il primo dispone di un plafond di circa 7 milioni di euro, il secondo di oltre 700mila euro e il terzo ad oggi non è sovvenzionato dalla Regione Sicilia, ma neanche lo scorso anno e così gli anni prima; per storia ( i primi due sono nati lo scorso anno grazie ai Fondi europei Por Fesr 2007_2013 e ai Fondi Fas mentre Teatri di Pietra opera dal 1999 e in Sicilia dal 2005); per finalità ( i primi usano i siti per ospitare gli eventi e creare un eventuale indotto, Teatri di Pietra utilizza lo spettacolo dal vivo per valorizzare i siti e suscitare una crescita omogenea del paesaggio socio/culturale); per costituzione ( Il Mito è un'iniziativa diretta della Regione Sicilia, il Circuito Epicarmo si basa su un accordo di programma fra Comuni sovvenzionato direttamente dalla Regione, Teatri di Pietra dopo cinque anni di attività ha costituito l'associazione tra i venti comuni aderenti e la Provincia di Enna - e si autofinanzia in attesa di una Regione che da quattro anni non da segnali ). Non ultimo: la definizione di circuito, che secondo l'articolo accomuna queste esperienze “ che nascono e sopravvivono solo grazie al generosissimo contributo regionale....”, non è esatta per tutti tre i soggetti, non solo perchè Teatri di Pietra non è sovvenzionato ma anche perchè il circuito prevede una struttura verticale: direzione artistica, una programmazione a se stante, un budget e dei “terminali” in cui realizzarla ( appunto i siti o le locations ). Altra cosa è “la rete “ dei Teatri di Pietra dove programmi, risorse e attuazione viene decisa orizzontalmente dagli aderenti e senza distinzione di censo.
A parte le differenze , è un luogo comune abusato voler attribuire le maggiori responsabilità a chi opera e dimenticarsi delle più gravi di chi non opera. Se è vero che i 19 spettacoli di Epicarmo per 700mila euro portano a chiedersi quanto ci sia di organizzazione nei circa trentacinquemila euro di media a recita , se a fronte dei sette /otto milioni dei fondi a disposizione del Mito si volesse chiedere quanti ne giungono in termini di promozione culturale e logistica sul territorio è legittimo perchè si parla di investimenti totalmente o in maggioranza ad intervento pubblico. Ma bisogna anche segnalare cosa manca – e non da questa stagione – al territorio per proporsi come luogo “dedicato” alla storia e alla cultura, cosa non viene fatto nella gestione ordinaria del patrimonio, quanto viene silenziata l'idea di bene comune a favore di generici piani di sviluppo che rischiano di essere estranei o tardivi al territorio.

Non tutti i ritardi sono per “la dipendenza dai finanziamenti pubblici che porta a conferme tardive dei relativi calendari con la conseguente...... “ almeno per Teatri di Pietra che non ne percepisce e che da aprile ha fatto richiesta delle aree e alla quale le condizioni di accesso – quelle definitive - sono state comunicate i primi di luglio. D'altro canto forse non è noto ai più che l'apertura dei Teatri di Pietra al Teatro Antico di Morgantina del 14 luglio scorso con l'attrice Elisabetta Pozzi ( protagonista pluriacclamata delle recenti stagioni al Teatro Greco di Siracusa) aveva un limite fissato a 200 spettatori per motivi di sicurezza perchè l'area aveva erba alta e il taglio della stessa poteva essere motivo di grave pericolo in caso di incendio. Eppure sono sette anni che Teatri di Pietra realizza un programma di cinque /sette appuntamenti, come se la pulizia del sito sia una condizione collegata agli spettacoli e non alla fruizione dello stesso. E come questa, tante altre piccole e grandi vicende , oggi ancor più evidenziate dai piani di sviluppo non attuati per il ritorno della Venere di Morgantina: quanti spazi pubblicitari istituzionali dispone il territorio per l'affissione della promozione? In quanti distretti turistici o comuni limitrofi è stato inviato il materiale pubblicitario prodotto... quali convenzioni con albergatori e ristoranti sono state offerte ….... . Il territorio e le sue istituzioni devono decidere cosa vogliono fare : o si fanno ospite o affittacamere. C'è un gran invocare il turismo culturale e di eccellenza dimenticando che il presupposto è l'accoglienza e l'ospitalità che – nel pensiero mediterraneo – corrisponde a un set di valori ben preciso come il rapporto, lo scambio, la disponibilità, l'incontro di esperienze e i contributi pubblici poco servono in questo caso : o il presupposto c'è o non c'è.

Recita l'articolo : “Certo è l’ennesima dimostrazione di quello che sempre accade in Sicilia: una manifestazione resiste fino a quando c’è il finanziamento pubblico...” Non possiamo predire che fine farà il Circuito del Mito o Epicarmo quando si esauriranno le risorse pubbliche, ma gli ultimi quattro anni dei Teatri di Pietra danno prova che non è sempre vero. L'esperienza della rete culturale ha permesso di dare continuità, ricorrenza e stabilità alle manifestazioni malgrado la sofferenza e l'assenza di contributi pubblici . Internet è una grande opportunità peccato che alcuni si limitano a frequentare i socialnetwork altrimenti basterebbe sfogliare le pagine della Regione o della Provincia degli ultimi anni per accorgersi che Teatri di Pietra , purtroppo, non percepisce contributi. In alternativa esiste il telefono per chiedere, ma non era nella volontà dell'autore sapere.
C'è molta pressapochismo in quanto viene riferito nell'articolo e fare di tutte le esperienze uno fascio e uno sfascio non aiuta né ad affrontare né a superare le gravi emergenze che segnano e pregiudicano ogni attività intorno a Morgantina e non solo quella teatrale. La politica da “grande evento” suggerita nell'articolo, magari con esclusione dei più a favore di eletti – e Morgantina dovrebbe essere tra questi, è obsoleta e denunciata come deficitaria e perdente in numerose sedi a cominciare dalla Comunità Europea, alle borse internazionali del Turismo, all 'evidenza degli ultimi dieci anni in cui i costi dei grandi eventi in Sicilia è stato superiore all'investimento della Toscana, E.Romagna e Trentino insieme senza sortire alcun effetto significativo sui flussi. La cultura e il teatro necessitano regole diverse che non quelle importate da altri settori, modalità proprie che non possono trascendere dal territorio e dalla crescita omogenea di un paesaggio culturale diffuso. Non sono primati quelli ottenuti con l'esclusione degli altri, e in ambito culturale queste tendenze esprimono volontà colluse e punitive atte a creare primati ed eccellenze fittizie.
In questo contesto parlare della programmazione è purtroppo marginale, quando l'intera discussione presentata dall'articolo si poggia su generalismi
e disinformazione. Per cronaca segnaliamo che quattro spettacoli sono stati presentati dai Teatri di Pietra, due dal Circuito di Epicarmo e uno dal Mito e di questi sette quattro erano le novità, tre presentate da Teatri di Pietra e una da Epicarmo, e tre le riprese.

E' importante parlare di cultura e di teatro, sono temi importanti, e ridurre questi argomenti a un opinionismo da salotto non è accettabile .

Aurelio Gatti